Un altro punto di vista
sulla crisi delle librerie: l'industria editoriale ha abdicato
al suo ruolo e riempito gli scaffali di volumi inutili. La
"disintermediazione" dei libri liquidi spezza il
gioco finto-culturale dei prodotti da banco.
Con una coerenza da incubo, anche nel caso degli ebook (come accadde
con la grafica, e poi con la musica) il diffondersi di uno strumento
nuovo per fare cose note è rallentato dalla zavorra intellettuale di chi
si ostina a giustificare la "crisi" di un determinato settore scaricando
la colpa sulla tecnologia.
Photoshop non ha ridotto l'importanza del possedere il mestiere del
grafico, Cubase non ha mandato in pensione i maestri degli studi di
registrazione, gli ebook non ammazzeranno i libri. Quelli veri, però,
perché gli altri, quelli da termovalorizzatore, saranno molto più facilmente "conferibili" nelle
"sedi proprie".
Fuor di metafora, dunque, se le librerie chiudono e i libri non si
leggono, non è colpa di un pezzo di plastica con la diagonale da sei
pollici, ma degli editori che, avendo abdicato al loro ruolo, hanno
trasformato la scrittura da opera culturale in prodotto industriale, da
banco. E allora, come già accade per la musica, l'importante non è
pubblicare contenuti di qualità, ma della sbobba da
aeroporto internazionale che soddisfi i gusti del maggior numero possibile di
"fruitori".
Ecco dunque che le librerie straripano di volumi che nessuno
leggerà - o meglio, comprerà - mai, e che stanno sugli scaffali solo per
alimentare il folle circuito della pubblicazione-distribuzione-resa-macero che caratterizza il mercato
librario.
Chiudere i punti terminali di questa follia editoriale non è un male, ma
un atto dovuto. E se gli ebook hanno contribuito a dimostrare che il re
è nudo, viva gli ebook.
Ma siccome la coazione a ripetere è la caratteristica del fallimento,
anche nel caso dei libri liquidi gli stessi editori che hanno mandato a
scogli il libro di carta stanno seguendo la stessa rotta per per quello
elettronico. E si moltiplicano le ciniche iniziative che amplificano le
illusioni di persone che si credono poeti, saggisti, narratori,
giornalisti, promettendo la gloria imperitura con l'autopubblicazione
sul sito (secondario) del noto editore.
Come dimenticare la raffinata, elegante, sofisticata e truffaldina casa editrice
Manuzio, che nel Pendolo di Foucault di Umberto Eco costituiva il collettore degli APS,
gli autori a proprie spese, che pur di gratificare il mondo con le loro
creazioni erano disposti a spendere cifre folli per libri che mai
nessuno avrebbe letto - e prima ancora, stampato?
I libri liquidi sono un grande strumento di democrazia: consentono,
finalmente, a chiunque di "disintermiediare" la produzione del libro e
spezzano quel gioco finto-culturale su cui tanti operatori della
"cultura" hanno costruito fortune piccole e grandi. Ma i libri liquidi
non trasformeranno l'anatroccolo in un cigno, né un collettore di frasi
sgrammaticate nella Comedia.
|