I vecchi proiettori parcheggiati
all'ingresso di tante sale cinematografiche
sono il segno del cambiamento dei media: la
pellicola è scomparsa, il cinema è tutto
digitale. E sarà "più cinema" di
prima. E' questo anche il futuro del libro?
Per rispondere alla domanda - che va
ben oltre l'ormai stantia polemica sulla
sopravvivenza del libro di carta - è
necessario fare i conti con la realtà.
La realtà è che dall'inizio di quest'anno
in Italia i film commerciali non sono più
distribuiti come "pizze" di
pellicola. I gestori delle sale ricevono un
particolare hard disk che contiene il
film e lo riversano sul server. Il
proiettore è solo elettronico.
Noi spettatori ci accorgiamo soprattutto
della straordinaria qualità dell'immagine
(a quella del suono siamo abituati da
diversi anni). Ma la novità sostanziale è nella nuova "filiera" del
cinema di intrattenimento: la maggior parte
dei registi ha abbandonato la pellicola,
riconoscendo che girare in digitale apre
più vaste possibilità espressive; per i
produttori i costi si abbattono. E la
post-produzione è ormai tutta elettronica.
Ora il ciclo si completa con la
distribuzione dei bit al posto delle
pellicole.
In termini di costi e tempi di
commercializzazione il vantaggio è enorme.
Basti pensare al fatto che non è più
necessario prevedere il numero di copie che
dovranno essere stampate (a caro prezzo),
con il rischio che il prodotto si riveli un
flop. O che sia necessario stamparne altre
per il deterioramento di quelle in
circolazione.
Il prossimo sviluppo è la trasmissione
dei film via cavo o via satellite. Il
sistema è già attivo in un certo numero di
sale. Quando la trasformazione sarà
compiuta, non ci saranno più supporti
materiali in circolazione. Solo flussi di
bit.
Una nuova prospettiva si apre dal momento
in cui la sala cinematografica è collegata
in tempo reale al resto del mondo: il cinema
in diretta o, se preferite, la
"diretta" al cinema. Pensiamo
all'effetto di una importante partita di
calcio, o di una gara di formula 1, su uno
schermo di diversi metri, in definizione 4K:
al confronto, il più grande televisore
domestico fa una misera figura.
Dunque
le sale cinematografiche, che tante volte
sono state date per spacciate, possono
vivere in una nuova prospettiva, grazie alla
distribuzione digitale. Possono ritornare un
luogo di aggregazione sociale, come lo furono
settant'anni fa i primi televisori
installati nei bar. O, in tempi più
recenti, i primi bar con la televisione
collegata al satellite.
La "dematerializzazione" del
cinema ha un altro risvolto interessante. Ci
sono autori indipendenti che non trovano
distributori, o che preferiscono aggirare i
canali commerciali, e rendono disponibili le
loro opere sull'internet attraverso Bit
Torrent. Self-publishing, insomma, proprio
come si fa con gli ebook.
Siamo arrivati al punto. La filiera del libro ha
registrato un'evoluzione simile a quella del
cinema: la Linotype fa lo stesso effetto dei
monumentali proiettori da sala, pezzi da
museo anche quando sono ancora in piena
efficienza. Gli autori scrivono col personal
computer. Tutte le fasi della redazione e
dell'impaginazione si compiono con mezzi
digitali. In sostanza la produzione del
libro è tutta elettronica fino al momento
della stampa.
Pensiamo alla fotografia. Certo, ci sono ancora
alcuni appassionati che usano macchine a
pellicola. Ma il digitale ha aperto prospettive
impensabili fino a qualche anno fa. Si deve
riflettere sul fatto che ormai tutti hanno
almeno una macchina fotografica in tasca,
sotto forma di telefono. Mentre la Kodak, il
più grande produttore di pellicole, quello
che ha "inventato" la fotografia
di massa, nel 2011 è arrivato sull'orlo
della bancarotta. Il 19 febbraio del 2012 ha
portato i libri in tribunale. La casa di
Rochester si è salvata, ma non produce più
pellicole fotografiche.
Se ora scrivo che l'ebook sta al libro di
carta come il cinema digitale sta alla
pellicola (o come la musica in streaming sta
al disco di gommalacca o di vinile) rischio
di prendermi una valanga di insulti: "i
bit non hanno profumo e non producono alcun
piacevole fruscio".
Ma è la realtà. Il libro di carta
sopravvivrà al suo successore elettronico
per un tempo abbastanza lungo, perché ha
alle spalle una storia più antica e un
sedimento culturale più profondo degli
altri media.
Anche per i giornali è stato detto e
ridetto che le edizioni on line non potevano
competere con il piacere della lettura del
supporto di carta. La discussione è finita
nel momento in cui gli editori si sono
accorti che il giornale on line può coprire
le perdite delle agonizzanti edizioni
tradizionali.
Chi ha orecchie per intendere...
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