La
"rivoluzione" non è l'ebook, né il connubio tra
libri elettronici e libri di carta. E' nell'opportunità di
sfruttare i libri liquidi per generare un mercato di qualità
al di fuori dei banconi dei supermercati di volumi precotti.
"Si scimmiotta l'America con l'idea che l'e-book sia
il futuro".
Da una settimana mi balla in testa questa frase, scritta
da Pietrangelo Buttafuoco su la Repubblica, R2,
cultura, del 17 aprile scorso. Perché i casi sono due: o
sono io che non ho capito niente e riempio queste pagine
di inutili sciocchezze, o è in ritardo la
"cultura" che si esprime anche con autorevoli
firme sugli autorevoli inserti di autorevoli testate.
La frase che ho citato all'inizio è in un documentato
articolo, "Piccole librerie spariscono", che
denuncia la situazione disperata in cui versano i
tradizionali negozi di libri. Una denuncia da condividere
senza riserve, che si leva da tanto tempo nel deserto
della disattenzione. Non si trova una soluzione. Che
è peraltro difficile da inventare, se si crede che la
diffusione degli ebook sia uno scimmiottamento
dell'America e che sia una colpa della crisi delle
librerie.
La vera, più devastante colpa, si legge in un articolo
a fianco di quello di Buttafuoco, a firma di Maurizio
Bono, che si intitola "L'ultima rivoluzione - Ebook e
volumi insieme". Bono esordisce parlando de "il
diavolo e l'acquasanta sotto lo stesso tetto". Dove -
l'avete già capito - il diavolo è l'ebook e l'acquasanta
il libro di carta. E dove la rivoluzione è nel fatto che
una parte significativa della distribuzione in Italia ha
pensato di aprire degli store fisici dove i libri
di carta convivano con l'editoria elettronica.
Allora è il caso di ricordare che il mercato degli
ebook è stato "inventato" dai distributori dei
libri di carta. Quello che si può considerare il primo
e-book reader, nel senso in cui lo intendiamo oggi, è
stato lanciato nel 1988 da Barnes & Noble, la più
grande catena di librerie degli Stati Uniti. Mentre il
mercato di massa degli ebook è stato aperto nel 2007 con
il Kindle di Amazon, il più grande distributore online di
libri tradizionali.
Dunque non c'è niente di rivoluzionario nel progetto
di cui parla Maurizio Bono: è solo una tardiva presa
d'atto dell'evoluzione del mercato. Un mercato che deve
guardare alle nuove generazioni, quelle dei "nativi
digitali". Per i quali è del tutto normale leggere
su dispositivi elettronici i cui contenuti sono
acquisiti dalla Rete. E tutto questo non significa
"scimmiottare l'America", come sostiene
Buttafuoco.
Consideriamo la questione da un altro punto di vista. I
motori di ricerca, e in particolare Google, hanno cambiato
profondamente il modo di ottenere le informazioni che ci
interessano. Quando cerchiamo qualcosa con Google - e
tanti di noi lo fanno diverse volte al giorno -
scimmiottiamo l'America o ci serviamo di un sistema che
organizza con strumenti nuovi uno sterminato universo di
conoscenza?
Il problema dei rapporti tra il mondo degli ebook e
l'editoria tradizionale deve essere affrontato su una base
diversa, se si vuole che il libro conservi - anzi,
accresca - il suo ruolo culturale. L'allarme per la
progressiva scomparsa delle librerie è giustificato.
Perché con le librerie scompare una catena di
"centri nervosi" della conoscenza e della
cultura. Un lettore sceglie un libraio perché quel
libraio sceglie certi libri. Oppure perché quella
libreria è sotto casa e allora il libraio ordina il libri
che interessano quel cliente. Si crea così un circolo
virtuoso che premia i buoni libri e i lettori attenti. Ma
che non basta più a far sopravvivere i librai.
Ma chi uccide il librai? Non gli ebook. In Italia
rappresentano ancora una quota insignificante del mercato,
mentre le librerie chiudono una dopo l'altra da diversi
anni. Non le vendite online, che "spostano"
ancora una minoranza di lettori.
Le librerie sono uccise dai grandi distributori di libri,
quelli che aprono immensi negozi nei quali si trova di
tutto e di più: non librerie, ma supermercati. Dove è
impossibile trovare quel certo libro, magari stampato anni
fa da un piccolo editore, che il nostro vecchio libraio
avrebbe saputo dove cercare. Se non avesse dovuto
chiudere.
Dietro i supermercati dei libri ci sono i grandi
editori. Quegli stessi grandi editori che hanno ormai
dimenticato il loro ruolo di intermediari del sapere. Che
non cercano più l'autore originale, quello che ha
qualcosa da dire. Che non curano ogni volume come se fosse
il primo o l'unico. Che non lo vendono per quello che
contiene, ma per la "vendibilità" dell'autore o
per il fugace interesse mediatico che l'argomento di volta
in volta richiama.
Fabbricano libri come meri prodotti di consumo,
promuovendoli con le stesse tecniche di marketing che si
usano per i cibi precotti. E tanto valgono: vediamo
continuamente campagne pubblicitarie imponenti per libri
di poco o nessun valore. Testi precotti da esporre sui
banconi dei megastore librari, tanto simili ai banchi
frigoriferi dei supermercati di alimentari.
Ora scoprono - i grandi editori italiani - che i libri
di carta e i libri elettronici si possono vendere insieme.
Per conquistare altri lettori? No, per allargarsi su un
altro "promettente segmento di mercato". Che
sarà fatto di e-book precotti come oggi sono troppi libri
di carta. Opere mediocri (o peggio) spacciate per
capolavori, con tecniche commerciali che le trasformano in
best-seller.
Allora - forse - si prospetta un paradosso: che i buoni
ebook vengano dalla famigerata autopubblicazione. Quella
che molti di noi temono possa generare una valanga di
spazzatura. Che però potrebbe essere selezionata da nuovi
librai, librai online, che svolgerebbero lo stesso ruolo
che fino a oggi hanno svolto quelli in via di estinzione.
Potrebbe accadere che i buoni ebook vengano dai
piccoli editori, i cosiddetti "indipendenti".
Questi avranno la possibilità di scegliere gli ebook da
pubblicare, senza porsi il problema dei costi di una
tiratura sufficiente a rendere l'opera visibile sugli
sterminati banconi dei supermercati del libro.
Questo potrebbe essere il futuro dell'ebook. Se gli
editori indipendenti sapranno convertire le loro
competenze (e,soprattutto, la loro passione) al libro
elettronico come pubblicazione indipendente dalla carta,
potranno rinnovare il ruolo tradizionale dell'editore come
intermediario qualificato della cultura. Insomma, potranno
essere "grandi" editori.
Perché ci saranno sempre lettori che decideranno di
comperare un certo libro anche perché è pubblicato da un
certo editore. Il quale, nel valutare l'opera e nel
decidere di pubblicarla, non si sarà preoccupato dei
costi di stampa.
Alla fine della storia, se nel mondo dei libri c'è
un'acquasanta, probabilmente è fatta di bit.
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