Un malessere serpeggia tra i siti che si
occupano di libri, e di libri in formato
elettronico: questi ebook sono brutti, sono
fatti male. Succede per diverse ragioni. La
prima è che molti editori continuano a
vedere gli ebook come libri di serie B.
Su Simplicissimus c'è un interessante
forum, curato da Ciccio Rigoli, che si
intitola La
brutta tipografia. Vale la pena di darci
un'occhiata per capire quali e quante
brutture si trovano negli ebook in
circolazione, anche prodotti da editori di
alto livello.
In Far morire gli e-book perché
possano nascere Giancarlo Livraghi scriveva che i libri "fatti di bit e di byte, conservati in memorie
elettroniche... non meritano di essere più brutti, più
scemi e più sgradevoli dei loro fratelli maggiori".
Ho già citato più volte
questo e altri articoli di Giancarlo
Livraghi, e li citerò ancora, perché Livraghi
aveva un amore sviscerato per i libri di
carta, ma guardava con curiosità - e con un
occhio molto critico - la nuova forma del
libro.
Gli ebook non sono necessariamente più
brutti dei libri carta. Sono diversi e si
leggono in modo (in parte) diverso. Però
spesso sono brutti, perché prodotti senza
sapere bene che cosa è un ebook e come deve
essere fatto.
Succede anche con le pubblicazioni di
editori importanti. Sto leggendo un libro di
Adelphi, un editore attento alla qualità
dei suoi libri di carta. Ma in questo ebook
non ci sono nemmeno le interruzioni di
pagina tra un capitolo e l'altro.
L'ebook è diverso dal libro
di carta
Qualche editore pensa che per fare un ebook, che
sia originale o convertito da un libro nato
per la stampa, siano sufficienti un software e
una persona capace di usarlo. In sostanza si
affida il lavoro a qualcuno che ha una certa
pratica nell'uso del computer.
E' un problema non molto diverso da
quello che si può verificare con certi siti
web: sembrano belli, a volte offrono
interessanti possibilità di interazione, ma
c'è qualcosa che non funziona. A volte non
si trova una panoramica dei contenuti del
sito, a volte è difficile trovare un filo
conduttore che leghi le pagine, a volte
argomenti interessanti sono nascosti da
informazioni inutili.
Il problema è che questi siti sono stati
messi in piedi da abili informatici o da
grafici molto creativi (la collaborazione
tra gli uni e gli altri può produrre
risultati tremendi). Manca l'apporto dell'esperto di
comunicazione, colui che dovrebbe coordinare
il lavoro dei tecnici e dei creativi.
Lo stesso discorso vale per l'ebook. La
sua preparazione non deve essere affidata a un
tecnico, ma a un editor (in italiano:
redattore editoriale). Il fatto è che un bravo
redattore di
libri di carta non è necessariamente
altrettanto bravo con gli ebook. Servono
alcune competenze diverse da quelle
tradizionali dell'impaginazione e della
tipografia. Si devono superare molte
abitudini, dimenticando aspetti fondamentali
dell'editing tradizionale, come la struttura della pagina e la scelta
dei caratteri e dei corpi.
Si deve accettare l'idea che il libro
sarà letto su dispositivi diversi e
ciascuno di questi offrirà al lettore
un'impaginazione diversa. E che il lettore
potrà scegliere, secondo i suoi gusti e le
opzioni offerte di ogni dispositivo, il
carattere, il corpo, l'interlinea, i margini
e persino il contrasto delle righe sullo
sfondo.
Le attese del lettore di
ebook
E' necessario considerare le attese di un
lettore di ebook. Un esempio. Una delle "invenzioni" più utili di Amazon
è la possibilità di scaricare gratis le
prime pagine degli ebook in vendita. Ma per
moltissime opere il campione non basta a
rendere l'idea del contenuto di un libro.
Perché è pieno inutili colophon, pagine e
pagine di frontespizi, ringraziamenti,
prefazioni, addirittura indici fatti solo di
numeri. Il campione finisce
prima che il lettore abbia la possibilità
di valutarlo. Può essere una vendita persa.
Ancora. Gli attuali e-reader non
prevedono le note a pie' di pagina. E'
inevitabile che si trovino alla fine di ogni
capitolo (finalmente, nei modelli più
recenti, possono apparire come finestre pop-up). Ma, cari editori, fate in modo che
le note abbiano i richiami ipertestuali, che
dalla nota si possa ritornare al testo, che
i rimandi non siano in un corpo così
piccolo da essere quasi illeggibile e
difficile da puntare con il dito.
Soprattutto, cari editori, cercate di
accettare l'idea che l'ebook non è un libro
di serie B, ma la nuova forma del libro.
Questo non significa che il libro
tradizionale debba sparire in breve tempo,
ma solo che il nuovo deve avere la stessa
dignità del vecchio.
Non dovete vergognarvi, come qualcuno di
voi, di pubblicare anche gli ebook. Dovete
vergognarvi di farli male.
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