Come il CD ha superato il
vinile, come i sensori digitali hanno battuto la pellicola,
così gli ebook lasceranno indietro i libri di carta. La
strada è segnata, la scelta è tra correre col progresso o
restare fermi a guardare.
Nell'anno 2017, negli Stati Uniti, la quota degli ebook sarà pari
alla metà del mercato dei libri. Firmato PwC,
ovvero PricewaterhouseCoopers, la
più grande società mondiale di revisione dei bilanci e
servizi di consulenza alle imprese.
La notizia campeggia sullo schermo all'apertura del
convegno di Stealth, il 5 giugno scorso a Roma.
A Torino si è appena chiuso il Salone
internazionale del libro. La grande kermesse della carta, con i grandi autori, i grandi editori,
la grande folla. Tutto in grande. Solo gli ebook non erano
grandi.
E a Roma, pochi giorni dopo, il grande convegno
dei piccoli. Piccoli editori, autori autopubblicati,
niente folla. Perché la riunione di Stealth
è per gli addetti ai
lavori: duecento dei quasi seicento che fanno capo alla piattaforma di distribuzione di
ebook di Simplicissimus Book Farm, attraverso la quale
anche gli editori di dimensioni minime possono raggiungere
tutte le più grandi librerie on line (qui i grafici della presentazione del
fondatore e CEO Antonio Tombolini).
Si discute di tutto. Della filiera produttiva, delle
strategie di distribuzione, dei prezzi. I prezzi, appunto,
che diversi grandi editori continuano a tenere troppo
alti. Dieci euro (9,99, per la precisione) sono un prezzo
troppo vicino a quello dell'edizione di carta e in questo
modo scoraggiano l'acquisto. All'altro capo della scala, i
99 centesimi svalutano il prodotto e, soprattutto, non
coprono i costi della filiera dell'ebook.
Le statistiche di Stealth indicano che i libri di gran
lunga più venduti sono quelli che hanno un prezzo
intermedio tra zero e dieci euro. Questo dato può
significare due cose: la prima, che in questa fascia di
prezzo si collocano le opere più interessanti; la
seconda, che un prezzo intorno a 4-5 euro viene percepito
dal pubblico come "giusto" per il prodotto
librario. Ed è remunerativo per l'editore.
Certo i numeri delle vendite, in assoluto, sono ancora
molto bassi e comunque difficili da valutare per la
mancanza di molti dati certi (primi fra tutti, quelli
delle vendite del Kindle Store di Amazon, che comunque
rappresentano la quota più importante del mercato). Tutti
sono però d'accordo nel dire che in Italia la soglia
critica dell'1 per cento è stata ampiamente superata e
che per il 2013 gli ebook rappresenteranno tra il 4 e il 5
per cento del mercato.
Troppo poco? Se pensiamo che solo tre anni fa l'ebook
in Italia non esisteva, la crescita appare travolgente. E
replica quella che si è verificata negli USA, con i
soliti tre anni di ritardo.
Allora vale la pena di esaminare meglio il dato citato
all'inizio di questo articolo. E' contenuto nel Global
enterntainment and media outlook 2013-2017 di PwC. Il
rapporto non è accessibile ai comuni mortali, ma girando
per la Rete se ne trova qualche pezzo. Come questo:
Fonte: www.statista.com
Leggiamo con attenzione il titolo: negli USA gli ebook
sorpasseranno i libri stampati nel 2017. I numeri
rappresentano il fatturato, in miliardi di dollari, e le
curve si incrociano nel punto di passaggio con l'anno
precedente. Però gli ebook costano, in media, il 30 per
cento in meno dei libri di carta, Questo significa che il
pareggio in termini di unità vendute si verificherà
probabilmente tra il 2015 e il 2016. Praticamente
dopodomani.
E' probabile che in Italia succederà, come al solito,
tre anni dopo. Ma lo strada è segnata, i tempi possono
cambiare di poco (sempre ricordando che fare previsioni è
difficile, soprattutto se riguardano il futuro, come
sembra abbia detto il grande fisico Niels Bohr).
Il grafico di PwC dovrebbe essere studiato da tutti gli
intervistatori che, ogni volta che incontrano un addetto
ai lavori nel settore editoriale, gli chiedono se il libro
di carta è destinato a morire. Sistematicamente
l'intervistato risponde che il libro tradizionale non
morirà mai e si compiace nell'esaltare il presunto
profumo della carta, i cinquecento anni di storia della
stampa e altre banalità.
L'automobile è di gran lunga più utile della carrozza
a cavalli. Il compact disc è più fedele e più robusto
del disco in vinile. La fotografia digitale batte la
fotografia su pellicola di molte lunghezze, tanto da
portare al fallimento la Kodak.
Eppure a Roma ci sono ancora alcune decine di
"botticelle", con i cavalli che arrancano tra un
milione di automobili (e suscitano le proteste degli
animalisti). Si producono ancora dischi in vinile e c'è
gente che li compera. Ci sono apparecchi fotografici a
pellicola e diverse persone che li ritengono superiori a
quelli digitali (che non hanno mai provato). Perché
dovrebbero sparire i libri stampati?
I dati di PwC indicano che il libro elettronico ha
messo la freccia e sta per spostarsi nella corsia di
sorpasso. Tra alcuni anni la qualità degli apparecchi per
leggere potrebbe arrivare a un livello superiore a quello
della stampa anche per i libri illustrati di qualità,
quelli che oggi non possono essere visti e letti su un
ebook reader.
Su questo deve riflettere chi si eccita
sniffando la carta. Perché il progresso è inarrestabile. Ma
per non restare indietro si deve capire il cambiamento. E
cambiare di conseguenza. I libri in formato elettronico devono
essere fatti in modo diverso da quelli vecchi di cinquecento
anni. Soprattutto i libri più complessi di un romanzo o di
una sequenza di racconti.
Non mi riferisco solo quelli più articolati
nell'impaginazione, ma, per capirci, anche ai semplici libri
di poesia, che mal si adattano all'ebook, perché non si
possono rispettare gli "a capo". Una buona ragione
per continuare a stamparli, ma anche per far progredire i
sistemi di lettura elettronici.
Se il mercato cambia, devono cambiare le
strategie degli operatori. Perché se si fanno pagare troppo i
libri elettronici, o se si fanno male, i lettori non comperano
né gli ebook né la carta. Se invece si incoraggia la lettura
in digitale (non solo attraverso prezzi accettabili), si apre
un mercato nuovo.
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