Il Salone internazionale del libro di Torino del 2015 passa all'archivio. All'archivio, non alla
storia. Perché la storia non fa mai passi indietro, al contrario dell'editoria
italiana. Il digitale? Scomparso anche quel po' che c'era negli anni scorsi.
Non c'era Amazon, la libreria più importante del mondo. E va bene, Amazon ha
buoni motivi, e nessuna necessità di partecipare al Salone. Ma non c'erano
neanche Bookrepublic, (presente nelle ultime edizioni), e Simplicissimus Book
Farm, le due realtà italiane più significative nel settore dei libri elettronici.
Anche nei (troppi) convegni, dibattiti ed eventi vari,
l'idea che oggi qualsiasi libro può essere letto su carta o su una quantità di
altri "supporti" tecnologici era lontana.
Che cosa rimane? Rimangono le immagini di una gran folla che si aggira tra gli stand,
o che si infligge code interminabili per assistere alla presentazione di un
libro il cui (asserito) autore è un personaggio della TV. Di orde di ragazzini intruppati dalla scuola dell'obbligo (l'obbligo di andare al
Salone) e, sabato e domenica, di famiglie che non hanno altro posto dove
andare. Almeno a giudicare dalle facce e dallo scarso interesse per i libri in
esposizione.
Ma il Salone è comunque importante perché è l'occasione per fare il punto
sul mercato del
libro in Italia. Mercato in crisi (e ti pareva!), ma un po' meno dell'anno
passato. Infatti, secondo l'Associazione italiana degli editori (AIE), il calo
delle vendite dei libri nel 2014 è stato pari al 3,8 per cento, ma nel primo
quadrimestre del 2015 è solo del 2,6 rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente (qui la sintesi).
Ma, attenzione: i dati non comprendono gli ebook, che nel 2014 hanno
incassato 40 milioni di euro, con una crescita del 25% sul 2013. Per non parlare
dei titoli pubblicati: 53.739, con una crescita del 31,7 per cento anno su anno
e del 66,6 nei dati del primo quadrimestre.
Già in un precedente rapporto si ipotizzava che la crescita dei libri in
formato digitale compensasse la diminuzione di quelli stampati. Ora il dato
appare decisamente credibile.
Nel Rapporto Nielsen di quest'anno si possono trovare molti dati su cui
riflettere. Ma il più significativo è in una nota che si trova in basso, in
tutti le pagine relative al mercato italiano: "No Amazon". Significa
che tutte
le statistiche non tengono conto delle vendite del più forte mercato on line.
Questa assenza altera tutte i risultati. Quindi le statistiche sono poco utili per capire la
reale situazione del mercato.
Infatti il presidente dell'AIE Marco Polillo ha
osservato: "Se poi consideriamo oltre al mercato dei libri di carta anche
il segmento ebook e le performance di Amazon - perché, tocca ribadirlo, Amazon
non fornisce i suoi dati - non escludiamo che quel segno meno sui libri di carta
si traduca per tutto il mercato del libro in un segno più" (si veda il comunicato stampa).
Questo è vero e falso nello stesso tempo. Perché è vero che Amazon non
comunica i suoi dati di vendita complessivi, ma gli editori li hanno lo stesso i
numeri del venduto di carta, attraverso gli ordini, e quelli degli ebook, precisi alla singola copia, attraverso i report on
line. Basterebbe fare le somme di questi numeri per avere dati un po' più
attendibili. Che comunque con comprenderebbero i libri pubblicati da
editori che non fanno parte dell'AIE e i titoli del self-publishing. Ma, si sa,
le statistiche non sempre dicono la verità. Come ci ricorda Darrel Huff in un
libro del lontano 1954, Mentire con le statistiche (pubblicato da
Monti&Ambrosini nell'edizione italiana curata da Giancarlo Llivraghi e
Riccardo Puglisi).
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