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Riflessioni sul Forum dell'UNESCO "Il futuro della parola scritta"

E-book, tutti i problemi del mondo che cambia

In primo piano - 13.06.11
Convenuti da ogni angolo del mondo, i relatori del Forum di Monza hanno tracciato un quadro molto variegato - ma illuminante - dello sviluppo dei libri in formato elettronico. Tanti problemi, ma il futuro non aspetta.

Vedi anche Se il libro elettronico è il futuro della cultura

Un grande spot promozionale per la Regione Lombardia. Questo è l'unico risultato indiscutibile della grande assise di Monza sui libri elettronici. Per il resto non è facile mettere insieme una sintesi dei quasi cento interventi che si sono succeduti nei tre giorni del Forum. Anche perché il perverso sistema delle "sessioni parallele", a tre per volta, rende impossibile seguire tutti gli argomenti.

Per quello che ho potuto ascoltare in due faticose giornate, il quadro generale è tanto indefinito quanto erano confuse le idee di molti relatori. Buona parte dei quali, con ogni probabilità, non aveva mai visto un e-book reader. E aveva un sacro terrore di un'innovazione che sembra mettere in discussione una cultura secolare. Tanto che lo stesso tema del Forum, in qualche momento, sembrava poco chiaro.

The book tomorrow: The Future of the Written Word, era il titolo dell'evento in inglese. Cioè "Il libro domani: il futuro della parola scritta". Non "Il futuro della scrittura", come recitava la maldestra traduzione italiana. Se mai "della lettura", perché  gli argomenti sul tavolo riguardavano non tanto i libri da scrivere (oltre a quelli già scritti, che vanno digitalizzati), quanto il modo di leggerli.
L'equivoco più frequente, come al solito, era tra i libri in formato elettronico, nelle forme che conosciamo da quarant'anni e non si sono mai imposti come modo di lettura alternativo, e gli attuali e-book. Che sono la vera novità. La loro diffusione aumenta a un ritmo imprevedibile.

Questo è il primo punto da tenere presente: oggi la libreria di Amazon vende 105 e-book ogni 100 libri di carta. Non sono passati neanche quattro anni, da quando è stato lanciato il primo Kindle. Che cosa significa? Semplicemente che la disponibilità di un apparecchio di costo contenuto, che non affatica la vista come lo schermo di un computer (e che è molto più facile da usare, tanto che non sembra neanche un computer), è andata incontro a una richiesta inespressa del mercato.

Con il risultato che, Amazon a parte, la vendita di libri elettronici rappresenta già almeno il 20 per cento di editori come Hachette o Penguin Books. Il dato del mercato italiano, l'uno per cento scarso di qualche mese fa, la dice lunga sul nostro ritardo. Però significa anche che ci sono grandi possibilità di crescita in tempi brevi. 

Sempre che la prudenza di diversi nostri editori non freni l'innovazione. In molti interventi si è avvertita una diffidenza, o addirittura paura, di quello che può comportare la diffusione degli e-book sul mercato dei libri. E si è percepita la diversa apertura degli addetti ai lavori di tanti altri Paesi rispetto alle cautele dei nostri.

I problemi non possono essere ignorati: sono molti e di non facile soluzione. Il primo è senza dubbio quello dei diritti, forse il più frequente nelle relazioni che ho ascoltato. Si va dalle solite geremiadi sulla cosiddetta "pirateria" (con i soliti dati bislacchi sui danni che causerebbe agli editori) fino a posizioni molto più realistiche, che arrivano a considerare l'inutilità dei sistemi di protezione. Significative, in questo senso, le osservazioni di Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade di Mondadori, che è arrivato a ipotizzare la fine dei DRM.

In generale sembra che si faccia strada l'idea che il libro elettronico può essere un importante strumento di diffusione della cultura, anche rendendo disponibili a tutti, e a basso costo, i contenuti di volumi fuori catalogo o altrimenti difficili o impossibili da acquistare. Non è  un'ipotesi: Martin Angioni,  country manager per l’Italia di Amazon, ha  annunciato che Amazon metterà in vendita, stampati a richiesta su carta e consegnati in 24 ore, molti libri “introvabili”. La migliore risposta a chi teme che le tecnologie digitali segnino la fine dei libri che ci accompagnano da secoli. Almeno i contenuti resteranno.

I contenuti: è venuto il momento di capire che un libro è prima di tutto il suo contenuto, dettaglio che sembra sfuggire a molti, soprattutto a molti bibliotecari. Per citare Aristotele, il contenuto del libro è sostanza, mentre la carta, la copertina, la stampa e quant'altro sono accidente. Ora, con il libro elettronico, rimane la sostanza. L'accidente prende di volta in volta la forma che occorre e occupa uno spazio quasi nullo.

Non è un dettaglio. Significa, fra l'altro, che un libro elettronico correttamente custodito (cioè con il back-up) diventa indistruttibile. Perché anche se la biblioteca va a fuoco, come tante volte è accaduto nella storia, il contenuto non si perde. E lavoro dei bibliotecari  cambierà poco, quando dovranno occuparsi di libri che sono sequenze di bit registrate chissà dove. Rintracciabili con pochi clic invece che con faticosi andirivieni tra corridoi e scale.

Un'ultima annotazione. Sarebbe interessante, anche a futura memoria, disporre tutti i testi degli interventi, come sempre accade per i grandi convegni (in questo caso, naturalmente, anche in formato e-book!). Ma pare che non sia prevista la pubblicazione degli atti del Forum. Tanto c'è Twitter, è stata la risposta alla mia domanda sulla disponibilità dei testi integrali, o almeno delle sintesi.

Già, Twitter. What else? Sul social network alla moda le pagine del Forum di Monza sono una sequenza di frammenti dai quali è difficile ricavare un senso compiuto, a parte la problematica attendibilità dei messaggi pubblicati "al volo" durante le relazioni.
Però scorrendo i miei appunti non trovo osservazioni così interessanti da passare alla storia. Riparliamone tra un paio d'anni, quando il quadro sarà più chiaro per tutti.

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