(A proposito di Solo
il libro liquido può convincere i giovani a leggere)
Le statistiche pubblicate da Amazon sulla vendita degli
e-book dimostrano che non c’è relazione fra il prezzo
praticato finale dell’opera e la capacità di attrarre
lettori paganti. In altri termini, come ho scritto in
tempi non sospetti, far pagare poco un’e-book non è un
modo per venderne di più.
A sostegno di questa tesi - e della sua fondatezza
empirica - c’è un altro ragionamento: non è vero che
un prezzo contenuto possa attirare persone non educate a
leggere. Un libro - per quanto ben fatto - potrà anche
essere gratis, ma per chi non si cura dell’oggetto la
cosa è del tutto indifferente. In altri termini: dato che
non mi interessano le ceramiche, mi interessa poco l’averne
a disposizione di economiche e ben fatte. Per me sono
sempre e comunque al di fuori della soglia dell’attenzione,
e non ci spenderò un centesimo almeno fino a quando non
avrò una buona ragione per cambiare idea.
Per gli e-book, anzi, per i libri a prescindere dal
supporto che li veicola, il discorso è identico. Se un
libro - meglio, le idee che contiene - è al di fuori
della capacità di percezione di un non-lettore, quest’ultimo
non spenderà nemmeno i proverbiali 0,99 centesimi per
imbarcarsi in una esperienza che, semplicemente, non gli
interessa.
E a dire il vero il nostro non-lettore non ha nemmeno
tutti i torti.
Le librerie pullulano di spazzatura cartacea ed
elettronica causata dalla oramai scomparsa della funzione
di filtro culturale un tempo esercitata dagli editori, e
dalla spregiudicatezza di chi vende illusioni agli “autori
a proprie spese.
Breve, se anche per un imprevisto allineamento planetario
un non-lettore dovesse prendere in mano un libro - o un
ebook reader - con buona probabilità non ripeterebbe l’esperienza,
visto il vuoto pneumatico al quale viene esposto.
Non avrebbe con chi parlarne (anche solo per criticare
l’autore), e con buona probabilità se pure cercasse di
coinvolgere qualcuno nel tentativo di discussione verrebbe
guardato con sospetto dai suoi pari. “Non sarai mica
diventato uno di quegli sfigati che perde tempo a leggere,
vero?”
Fuori dai motti di spirito, il punto è che se il libro
non diventa una parte dell’esperienza sociale del
non-lettore, il non-lettore non si interesserà mai ai
libri.
Pubblicare un libro deve tornare ad essere un atto
culturale sincero, e leggere deve diventare - per i
non-lettori - uno status-symbol. In questo modo i
non-lettori, attirati dalla voglia di “essere diversi”
potrebbero scoprire che leggere bene è fare del bene a se
stessi.
Poi, che per interessare le nuove generazioni ci voglia
il libro digitale la cosa non mi sconvolge: il diritto d’autore
conosce da sempre la differenza fra corpus mysticum e
corpus mechanicum. Gli editori, a quanto pare, no.
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