Dici "libro" e pensi prima di
tutto a un volume di carta. Ma oggi puoi
pensare anche a un libro "senza
volume", cioè a un ebook. Ma un ebook
non è solo un libro senza volume: è
l'evoluzione naturale del libro nell'era
digitale.
Molti non sono d'accordo su queste
affermazioni e ritengono che il
"volume" sia l'unica forma del
libro e l'ebook un suo volatile succedaneo.
A costoro si dovrebbe imporre la lettura
(non importa il formato, cartaceo o
elettronico) di Libro, saggio di Gian
Arturo Ferrari edito da Bollati Boringhieri.
E' un libro al quale va stretta la solita recensione
in 2000 battute. Merita un discorso più
ampio, perché inquadra (finalmente!) il
nascente libro elettronico nella sua cornice
storica e cerca di delinearne gli aspetti
attuali e la possibile evoluzione.
Prima di tutto è importante sapere da
quale pulpito viene la predica. Gian Arturo
Ferrari è stato per molti anni direttore generale della
Divisione libri del Gruppo Mondadori, come dire "il boss" di
circa un terzo dell'editoria italiana,
considerando le case editrici che fanno capo
al Gruppo. Dunque una fonte più che
qualificata per capire la materia in
discussione.
Libro si presenta prima di tutto
come un atto di amore verso i libri e tutto
quello che hanno significato, per secoli,
nello sviluppo della conoscenza e della
cultura. Ma va oltre, osservando che il
formato elettronico è solo un nuova forma
del libro, ma un sistema complesso nel quale
l'idea stessa di libro si fonde e si
confonde con altre forme di comunicazione
digitale.
Se ne devono trarre le conseguenze, senza
attese messianiche né frettolosi de
profundis per quello che per secoli - se
non per millenni - è stato il principale
mezzo di conoscenza dell'uomo. Ferrari non
parla di una possibile fine del libro di
carta, né cerca di delineare contorni
di quello che può essere l'assetto futuro
dell'editoria. Ma afferma senza mezzi
termini che gli editori devono rivedere a
fondo il loro ruolo e i loro processi di
produzione.
In tutto questo dovrebbe trovare posto
una riflessione non superficiale sul
self-publishing. Ma Ferrari liquida il tema
con il luogo comune del messaggio lanciato
in mare in una bottiglia e conclude che il
lavoro dell'editore è indispensabile per la
vita del libro.
Un punto mi sembra significativo per
capire quanto sia difficile, anche per uno
come Ferrari, superare la visione
tradizionale del libro: è il passaggio in
cui tesse le lodi della libreria come
momento indispensabile per la scelta di
che cosa acquistare e leggere.
Ebbene, non è più vero. Il Web è
un'immensa libreria on line nella quale si
incontrano autori e lettori. E i lettori
parlano tra loro e si consigliano a vicenda
i libri da leggere, in una discussione molto
più ampia di quella che si può fare con il
più attento e disponibile dei librai.
Ancora, in Libro manca un'analisi,
anche sommaria, delle cause della crisi che
il libro attraversa da diversi anni. Forse
perché su questo punto Ferrari dovrebbe
recitare un mea culpa, visto il ruolo
di primo piano che ha svolto nel mondo
dell'editoria?
Questa lacuna suscita un altro interrogativo
che l'autore non pone in termini espliciti:
l'ebook può dare almeno un contributo per
uscire dalla crisi dell'editoria?
Sarebbe interessante conoscere la sua
opinione su questo punto. Perché non
possiamo pensare che la crisi dell'editoria
sia destinata a durare all'infinito.
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