Francesco Profumo,
ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
annuncia "un computer in ogni classe": Ma il
software? Intanto il Governo è al lavoro sul nuovo
"decreto sviluppo", in cui si parla di libri
elettronici.
Sviluppo. Innovazione. Dematerializzazione. Parole
d'ordine che da anni sono il leit-motiv degli annunci dei
governi quando si parla della cosa pubblica. Ora è il
"ministro tecnico" dell'istruzione,
dell'università e della ricerca a promettere un computer
in ogni classe. Mentre nel decreto cosiddetto "Agenda
digitale", che il Governo sta per varare, alla voce
"libri scolastici" si parla di testi in formato
elettronico.
Il 14 settembre scorso è stata diffusa una bozza del
futuro decreto. L'articolo 20 dice:
“A decorrere dall'anno
scolastico 2014-2015, il collegio dei docenti adotta
esclusivamente libri nella versione digitale o mista,
costituita da un testo in formato elettronico o cartaceo e
da contenuti digitali integrativi, accessibili o
acquistabili in rete anche in modo disgiunto”.
Qualcuno l'ha letto così:"Zainetti addio. L'ebook salverà le colonne
vertebrali dei nostri ragazzi". Ottimismo
frettoloso.
Per capire la portata della presunta innovazione, dobbiamo
leggere le norme precedenti, perché in Italia non si
innova con leggi nuove, ma si rattoppano le vecchie. Ecco
le disposizioni oggi in vigore (decreto-legge 112/2008,
convertito dalla legge 133/2008):
1. A partire dall'anno scolastico
2008-2009, nel rispetto della
normativa vigente e fatta salva
l'autonomia didattica nell'adozione
dei libri di testo nelle scuole di
ogni ordine e grado, tenuto conto
dell'organizzazione didattica
esistente, i competenti organi
individuano preferibilmente i libri
di testo disponibili, in tutto o in
parte, nella rete internet. Gli
studenti accedono ai testi
disponibili tramite internet,
gratuitamente o dietro pagamento a
seconda dei casi previsti dalla
normativa vigente.
2. Al fine di potenziare la
disponibilità e la fruibilità, a
costi contenuti di testi, documenti e
strumenti didattici da parte delle
scuole, degli alunni e delle loro
famiglie, nel termine di un triennio,
a decorrere dall'anno scolastico
2008-2009, i libri di testo per le
scuole del primo ciclo
dell'istruzione, di cui al decreto
legislativo 19 febbraio 2004, n. 59,
e per gli istituti di istruzione di
secondo grado sono prodotti nelle
versioni a stampa, on line scaricabile da internet, e
mista. A
partire dall'anno scolastico
2011-2012, il collegio dei docenti
adotta esclusivamente libri
utilizzabili nelle versioni on line
scaricabili da internet o mista. Sono
fatte salve le disposizioni relative
all'adozione di strumenti didattici
per i soggetti diversamente abili.
In sintesi: dall'anno scolastico 2008-2009 nelle scuole
di ogni ordine e grado l'adozione dei libri di testo deve
riguardare preferibilmente i libri
di testo disponibili, in tutto o in
parte, nella rete internet;
dall'anno scolastico 2011-2012 (cioè dall'anno scorso) i
libri sono prodotti
nelle versioni a stampa, on line
scaricabile da internet, e mista;
sempre dall'anno scorso il collegio dei docenti
adotta esclusivamente libri
utilizzabili nelle versioni on line
scaricabili da internet o mista.
Leggendo con attenzione c'è qualcosa che non torna.
Prima (cioè dal 2008) si dovevano preferire libri
disponibili on line, in tutto o in parte. Poi (cioè dal
2011) i libri dovevano essere prodotti in tre versioni,
una su carta, una on line e una "mista", e i
docenti dovevano adottare esclusivamente le
versioni on line o miste. E allora che senso aveva
l'obbligo produrre anche versioni solo di carta?
Nel dubbio ho chiesto a qualche amico genitore quali
sono i riscontri pratici delle norme del 2008. Risposta:
adesso si devono comperare libri dotati di CD-ROM e, in
qualche caso, si possono scaricare dai siti delle case
editrici. Con procedure complicate e proprietarie,
giustificate con la solita scusa della pirateria.
Se andiamo a confrontare qui
il vecchio testo con le norme aggiornate, scopriamo
che le novità sono due: la prima consiste nel rinvio
dell'adozione obbligatoria dei testi scaricabili o misti
dal 2011 al 2014; la seconda è nei contenuti
digitali integrativi, accessibili o acquistabili in rete
anche in modo disgiunto. Resta il fatto che i libri
devono essere prodotti anche nella sola versione di carta.
E' questa l'innovazione? Nella bozza del Governo manca
l'unica vera innovazione possibile, la sostituzione
della maggior parte dei libri di carta con libri
elettronici. I tempi sono maturi. Moltissimi ragazzi
dispongono di computer o tablet che possono servire anche
a leggere i libri di testo; per le famiglie che non
possono sostenerne il costo, si prevedano forme di aiuto.
Se i libri in formato elettronico costeranno il giusto (e
cioè molto meno di quelli a stampa), il risparmio
per i genitori sarà notevole e si eviteranno malanni alle
colonne vertebrali dei ragazzi. Senza contare che
l'adozione generalizzata degli strumenti informatici per
lo studio aiuterà le nuove generazioni a usare le
tecnologie con più consapevolezza.
"Consapevolezza" significa anche che è
necessario far capire ai giovani che non devono essere
schiavi delle mode, inerti e inconsapevoli adepti delle
sette diaboliche del mercato e delle suggestioni della
pubblicità. C'è una buona occasione per
incominciare: la dotazione di un un computer in tutte le
classi d'Italia, annunciata dal ministro Profumo. Il
Ministro non ha detto - o gli organi di informazione non
lo hanno riportato - di quali sistemi operativi e di quali
software saranno dotati questi computer. Questo è il
punto.
E' assolutamente necessario che sistemi operativi e
software in uso nelle scuole siano aperti e gratuiti. Non
solo per risparmiare soldi, non solo per aiutare gli
alunni a capire meglio che cosa fanno quando picchiano sui
tasti o palpeggiano gli schermi. Ma soprattutto per non
incoraggiare la formazione di entusiasti compratori
passivi degli inutili e costosi giocattoli che l'industria
lancia sul mercato a getto continuo.
Per ritornare ai libri di testo, e nell'attesa
dell'adozione generalizzata dei formati elettronici,
sarebbe necessaria un'altra innovazione, attesa
inutilmente da decenni: la fine a quella specie
particolare di pirateria che obbliga le famiglie ad
acquistare sempre nuove, costose edizioni degli stessi
volumi. Un tempo i libri di scuola passavano dal fratello
maggiore al più piccolo, poi al cugino, poi, a volte,
venivano regalati a quelli che allora si chiamavano
"bambini poveri".
Ma era un altro mondo. In questo, se ogni anno si deve
cambiare lo smartphone, perché non si dovrebbero
cambiare anche i libri di scuola?
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