Il Servizio informatica
del Senato ha adottato l'ebook per la diffusione dei documenti. Ora tutti gli atti e i disegni di legge sono
anche in formato liquido. E i dossier sono "on demand"
per senatori e cittadini.
Qualcuno si attarda ancora a discutere se i libri di carta
sono destinati a sparire. E forse non si accorge che
quello che sta scomparendo è la carta stessa. I
fascicoli, i faldoni, i carrelli che li trasportano da un
ufficio all'altro. I tavoli, gli armadi e gli scaffali che
si piegano sotto il peso di tonnellate di carta. Tutto
questo ha gli anni contati, se non proprio i giorni.
Perché il testi liquidi sono ormai una realtà anche dove
meno te li aspetti: nei Palazzi delle istituzioni.
E' vero, il binomio "istituzioni e
tecnologie" non gode di buona stampa in Italia. Le
telecronache dal Parlamento mostrano molti nostri
rappresentanti che palpeggiano lucidissimi iPad durante le
sedute. La politica - soprattutto la polemica - si esprime
sempre più spesso attraverso i social network. Deputati e
senatori hanno finalmente abbracciato la causa delle
tecnologie?
Non si direbbe, a sentire certi discorsi e a scorrere proposte
legislative che rendono ancora attuale il motto di qualche anno fa
Quando sento la parola "internet"... (vedi
l'articolo del lontano 2001).
Ma un conto sono le aule, un conto sono le strutture che
le fanno funzionare. Qui il discorso cambia e le
tecnologie sono usate con cognizione di causa.
Ne ho parlato poco tempo fa, in un post che si
intitolava Gli ebook del
Senato, oltre i libri in formato elettronico. Nel
quale davo conto, in breve, di una novità molto
interessante: non solo i testi disponibili in formato
ebook, ma anche la possibilità di comporre come
ebook qualsiasi dossier su qualsiasi argomento, via web e
con pochi clic. Il software si chiama Scriba, come
i segretari del Senato dell'antica Roma.
Anche nel Senato di oggi c'è molto di antico. Memorie
di signori del Rinascimento, di papi e di re. Ma nelle
storiche sale ci sono anche dirigenti che custodiscono
le tradizioni senza chiudere la porta alle
innovazioni. Così, mentre fuori qualcuno insinua che
l'ebook sia un'invenzione del diavolo, a Palazzo Madama si
accetta l'idea che il libro liquido sia utile per far
funzionare meglio l'istituzione.
Qualcuno parlerà di "rivoluzione
copernicana". In realtà è solo un passaggio di un
lungo percorso di sfruttamento delle tecnologie,
incominciato molti anni fa con la pubblicazione dei lavori
parlamentari e dei disegni di legge (chi ama sfogliare
vecchi bit trova su InterLex una serie di articoli
sull'argomento nella sezione Il
diritto di accesso - il primo è del 1993!).
Per capire come funziona il nuovo sistema sono andato a
vedere di persona. Giacca e cravatta di rigore, in un
torrido pomeriggio di luglio, insieme al mio vecchio
complice Corrado Giustozzi (che in un prossimo articolo ci
spiegherà come si sviluppa il percorso dalla carta
all'ebook). Intorno al tavolo il responsabile del Servizio
informatica del Senato, l'ingegner Mauro Fioroni, e i due
autori del progetto Scriba, Carlo Marchetti e
Roberto Battistoni.
Una lunga chiacchierata per capire come la
pubblicazione degli atti in formato ebook sia parte di un
progetto molto più ampio: l'abolizione della carta o, con
un termine più tecnico, la dematerializzazione della
documentazione. Dematerializzare significa prima di tutto
risparmiare un mucchio di soldi e semplificare i flussi
documentali. Ma per ottenere questi risultati è
necessario "reingegnerizzare i processi".
Questa orribile espressione racchiude la sostanza
dell'innovazione. Perché non basta rendere disponibile
sull'internet o su una intranet i documenti, invece che
distribuirli fisicamente sul supporto cartaceo. Nel
momento il cui non c'è più il documento fisico, la sua
gestione e il suo utilizzo si devono a loro volta
dematerializzare. Non ha senso compulsare un disegno di
legge sul tablet e poi andare a vedere su una vecchia
bacheca dove e quando sarà discusso, o sfogliare chili di
carta per studiare gli emendamenti e collazionare i testi.
Quindi si devono disegnare tutti i collegamenti tra i
documenti e i processi che li riguardano. La gestione dei
passaggi tra i vari uffici, la distribuzione a centinaia
di destinatari, la ricerca e l'organizzazione di tutti i
testi correlati, i collegamenti ai calendari
dell'aula e delle commissioni, sono uno "sporco
lavoro" che può essere svolto da sistemi informatici
con un'efficienza molto più alta di quella raggiungibile
dagli umani. E con un risparmio sui costi, fondamentale in
tempi di spending review.
Questo è il senso del progetto che vede gli ebook del
Senato come un punto di passaggio più che un traguardo.
Nel momento in cui un parlamentare può avere sul suo
tablet o sul PC, in pochi secondi, tutta la documentazione
che gli interessa su un determinato argomento, l'intera
attività legislativa può registrare un progresso
sostanziale.
Un parlamentare? Non solo: tutti i testi pubblici, e
anche l'applicazione che serve a trovarli e a
raccoglierli, sono a disposizione dei cittadini. Sul web,
senza formalità, con le procedure "Google-like"
che ormai in tanti conoscono e usano ogni giorno con
naturalezza. Anche con un servizio RSS. Questa è, finalmente, la prima seria
realizzazione di quel "diritto di accesso" che
si chiede da anni.
Ciliegina sulla torta: il progetto Scriba è rilasciato in
open source. Chiunque può usarlo, adattarlo, contribuire
alla sua evoluzione.
Mi fermo qui, senza entrare nei dettagli, perché anche
questi sono a disposizione di tutti nei siti del Senato (i
link sono alla fine della pagina). Ma ci sono fare ancora
un paio di considerazioni. Anzi, due domande.
La prima è ancora per la serie spending review:
perché i due rami del Parlamento non mettono in
comune le rispettive esperienze tecnologiche? Senato e
Camera dei deputati hanno sistemi informativi
separati, procedure differenti, modi diversi di comunicare con
i cittadini. Tutto questo comporta non solo complicazioni
tecniche, ma anche un inutile aggravio di costi. L'unificazione,
o almeno il "riuso" comune delle tecnologie più
avanzate già disponibili, potrebbe contribuire al
contenimento dei famigerati "costi della
politica".
La seconda domanda riguarda l'evoluzione dei processi di
dematerializzazione. Che fine faranno gli strumenti che
stiamo usando, il particolare il PDF? Oggi i testi si
leggono con strumenti nuovi, con gli ebook reader, i tablet e
persino i telefonini. Il PDF non funziona più. Non è
abbastanza liquido e non si adatta ai piccoli schermi (se
non, in qualche caso, al prezzo di faticosi compromessi).
L'ePub sta uccidendo il PDF? La vera vittima della
dematerializzazione è la carta ma, per certi impieghi
nessuno la rimpiange. Anche perché diminuendo l'uso della
carta si risparmia un mucchio di soldi e si fa un favore
all'ambiente.
Il PDF è nato per la stampa su carta ed è usato
soprattutto per riprodurre su uno schermo l'aspetto di un
documento di carta. Ma quando il documento nasce e vive in
formato liquido, e la carta non c'è più, il PDF non ha
ragione di esistere.
Certo, la sua fine non è vicina. Anche perché non si vedono
ancora applicazioni che consentano a un utente normale di
produrre con facilità i testi liquidi che oggi sanno
fare, più o meno bene, solo pochi specialisti.
Per saperne di più
La
pagina del sito del Senato dalla quale si possono cercare
i testi
Il
sito dell'applicazione Scriba, dalla quale si possono
comporre i dossier in formato ebook
La
pagina di accesso alle risorse web della rete del Senato, ottimizzata per
i tablet
Il
sito del progetto Scriba come applicazione open source
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