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Le buone intenzioni del Ministro per lo sviluppo economico

IVA ridotta per gli ebook? Tra il dire e il fare...

In primo piano - 07.01.14
Gli ebook costano troppo. In parte per la politica miope degli editori, in parte per la mazzata dell'IVA al 22 per cento. Dovrebbe essere al 4 per cento, la stessa dei libri di carta. Ma la riduzione comporta almeno due problemi. 

L'anno che è appena incominciato potrebbe regalarci una novità che da tempo editori e lettori chiedono a gran voce: la riduzione dell'IVA sui libri in formato elettronico. Potrebbe: il condizionale è necessario perché gli ostacoli non sono facilmente superabili.
Vediamo come stanno le cose.

Il 16 dicembre scorso Flavio Zanonato, ministro per lo sviluppo economico, ha annunciato a Radio 1 un provvedimento "che riduca l'IVA sui libri digitali", forse "entro il prossimo mese". Cioè nelle prossime settimane.

La promessa sarà mantenuta? Certo non è arrivata per caso, solo tre giorni dopo che il Governo aveva dato il via al decreto legge n. 145, in cui sono previsti sgravi fiscali per l'acquisto di libri, ma con la specifica esclusione dei libri in formato elettronico. Si legge infatti al primo comma dell'articolo 9:
...è disposta l'istituzione di un credito di imposta sui redditi delle persone fisiche e giuridiche... per l'acquisto di libri muniti di codice ISBN
.

Però il comma successivo precisa:
Sono esclusi gli acquisti di libri in formato digitale.

L'esclusione è immotivata e ha suscitato forti proteste. Inoltre a molti commentatori è sfuggito un dettaglio: l'applicazione del credito d'imposta non è immediata, ma subordinata all'emanazione di altri decreti, previsti dai successivi commi 4 e 5 con la solita ammucchiata di rimandi e distinguo.
Dunque è anche possibile l'attuazione della norma venga rinviata all'infinito, come è già accaduto molte volte per la mancata emanazione di regolamenti attuativi.

Ma due ostacoli si oppongono all'intenzione dichiarata di "ridurre" l'IVA sui libri in formato elettronico. Il primo è la posizione contraria dell'Unione europea, che ha addirittura aperto una procedura di infrazione contro Francia e Lussemburgo, "colpevoli" di avere ridotto l'imposta sul valore aggiunto per i libri elettronici, rispettivamente, al 7 e al 3 per cento.

Il problema è che per l'Unione europea gli ebook non sono "libri", ma "servizi". Il superamento di questa anomalia comporta una lunga serie di consultazioni, proposte, discussioni... Una procedura di questo tipo può richiedere anche un paio d'anni.

La stessa anomalia si riscontra nel fisco italiano. Infatti anche la risoluzione 186/E del 2003 dell'Agenzia delle entrate classifica i "prodotti editoriali diffusi in via telematica" come "servizi", con la conseguente applicazione dell'IVA ordinaria, oggi al 22 per cento.
Però non basterebbe una nuova risoluzione, che equiparasse gli ebook (che nel 2003 praticamente non esistevano) ai libri di carta, per applicare anche ai primi l'imposta ridotta al 4 per cento.

Il fatto è che l'IVA ridotta sui prodotti editoriali è soggetta a un regime particolare, detto "monofase", perché si risolve in un solo versamento da parte dell'editore (l'imposta ordinaria viene invece versata dai vari anelli della catena di produzione, fino al consumatore).

Elemento essenziale dell'IVA monofase sui prodotti editoriali è il "registro delle tirature", nel quale l'editore annota il numero di copie consegnate al distributore e poi deduce le "rese", cioè le copie invendute e tornate indietro, con un calcolo che può essere analitico o forfettario.

Questo meccanismo non può essere applicato agli ebook, perché l'editore "consegna" (cioè trasmette) ai distributori una solo copia del file e non ci sono le rese (e questo abbatte ancora di più il costo di produzione degli ebook).
Dunque è necessario costruire una procedura nuova, che assicuri al fisco gli introiti dovuti, eviti l'evasione e non si abbatta su editori e distributori con l'ennesimo carico di assurda burocrazia. Un compito tutt'altro che facile.

Anche senza tener conto delle obiezioni comunitarie, destinate probabilmente a finire nel nulla con l'aggiornamento della normativa, un compito difficile aspetta il ministro Zanonato e il suo collega Saccomanni, ministro delle tasse.

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