Due errori molto frequenti rivelano al
redattore esperto lo scrittore alle prime
armi. Riguardano i segni di
interpunzione: il primo è la posizione
scorretta dei segni; il secondo è il
frequente uso della virgola dove starebbe
meglio il punto fermo.
Sulla posizione dei segni c’è una sola
regola: vanno sempre scritti attaccati alla
parola che precede e separati da uno spazio
da quella che segue. Ecco tre esempi, nei
quali per maggiore chiarezza ho sottolineato
gli spazi:
Scorretto: Carlo ama Giovanna_.Ma Giovanna
non ricambia il sentimento.
Scorretto: Carlo ama Giovanna_._Ma Giovanna
non ricambia il sentimento.
Corretto: Carlo ama Giovanna._Ma
Giovanna non ricambia il sentimento.
Risolta questa semplice questione,
esaminiamo il più complesso problema dell’uso
della punteggiatura.
In italiano i segni di interpunzione sono:
a) il punto fermo (o, semplicemente
"punto"); b) il punto e virgola;
c) la virgola; d) il punto esclamativo; e)
il punto interrogativo; f) i due punti.
Nella scrittura si usano anche altri segni,
che non sono di interpunzione in senso
proprio, come i diversi tipi di virgolette,
trattini e parentesi. Ne parleremo nelle
prossime puntate.
Il punto fermo, secondo i pedanti
studiosi della lingua, serve a chiudere un
"periodo". Il periodo è una
sequenza di parole che incomincia con una
lettera maiuscola e si chiude con un punto.
Tra questi due elementi ci sono (o sono
sottintesi) almeno un soggetto e un verbo.
Spesso sono presenti anche complementi,
avverbi eccetera, o anche intere frasi. Ma
tutto questo non aiuta a capire quando si
deve mettere il punto fermo.
Un'altra regola molto discutibile vuole
che i segni di interpunzione debbano
indicare la (presumibile) respirazione di
una persona che legge il testo ad alta voce.
Basta fare qualche prova per rendersi conto
di come questa sia una regola bislacca.
È meglio pensare al periodo come una
sequenza di parole che descrive un fatto, un’azione
o un’idea.
Le previsioni del tempo annunciano una
giornata di pioggia.
Quando cambia il soggetto, si apre una
nuova frase. Invece si leggono spesso
periodi come questo:
Le previsioni del
tempo annunciano una giornata di pioggia,
Giovanna esce con l’ombrello.
Non è del tutto scorretto, ma in genere
è brutto e meno facile da leggere. Il
cambio del soggetto all’interno di un
periodo si chiama "anacoluto" e in
qualche caso può essere utile a descrivere
certe situazioni. Ma di solito la soluzione
più efficace è questa:
Le previsioni del tempo annunciano una
giornata di pioggia. Giovanna esce
con l’ombrello.
Le due frasi si possono anche separare
con una congiunzione:
Le previsioni del tempo annunciano una
giornata di pioggia e Giovanna esce
con l’ombrello.
Scegliere l’una o l’altra soluzione
è una scelta di chi scrive, una questione
di stile che non rientra tra gli argomenti
di questo piccolo manuale.
Passiamo alla virgola. La virgola è un
elemento di separazione tra diversi elementi
all’interno di un periodo. Divide la
proposizione principale dalle subordinate,
parole in sequenza, azioni in rapida
successione. Quando gli elementi sono più
di due, in genere si mette la congiunzione
"e" prima dell’ultimo elemento:
Carlo si veste in fretta, esce di
corsa, gira l’angolo e si
imbatte in Giovanna.
Il tono può diventare drammatico
omettendo la "e":
Carlo si veste in fretta, esce di
corsa, gira l’angolo, si
imbatte in Giovanna.
Ma se vogliamo dare alla seconda
proposizione un accento particolare, il
punto fa al caso nostro:
Carlo si veste in fretta, esce di
corsa, gira l’angolo. Si
imbatte in Giovanna.
Una regola inderogabile per concludere
questa prima parte dedicata alla
punteggiatura: non si mette mai la virgola
tra il soggetto e il verbo.
Sbagliato: Giovanna, ha un’espressione
di stupore.
Corretto: Giovanna ha un’espressione
di stupore.
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