Nella puntata precedente
abbiamo parlato del punto e della virgola;
ora li mettiamo insieme e otteniamo una via
di mezzo, il “punto e virgola”.
Il periodo che avete
appena letto illustra l’uso comune di un
segno di interpunzione tipico della
lingua italiana. Serve per separare due
periodi, ma con uno stacco meno marcato del
punto fermo. Insomma, fa capire che il
discorso continua, anche se cambia il
soggetto.
Si usa anche per staccare le voci di un
elenco, dove il punto si mette solo alla
fine, perché tra una voce e l’altra
introdurrebbe uno stacco troppo secco.
Dal punto e virgola ai
due punti il passo è breve. I due punti
significano “adesso ti spiego”. Sono uno
stacco netto, come il punto fermo, ma
indicano che il periodo che li segue è
legato a quello che li precede.
Carlo è perplesso:
non riesce a capire la decisione di
Alessandra.
Dopo il punto e virgola e
i due punti si ricomincia quasi sempre con
la lettera minuscola.
Altri segni di
interpunzione molto comuni sono il punto
esclamativo e il punto interrogativo. Non
occorre spiegare a che cosa servono, ma è
importante capire quando servono.
Del punto esclamativo non si deve abusare,
perché dà un’intonazione enfatica alla
frase. Vediamo due esempi:
Carlo guarda Alessandra.
«Sei bellissima!», dice sorridendo.
«Grazie», risponde Alessandra.
Carlo guarda Alessandra. «Sei bellissima»,
esclama. «Sei un tesoro!», risponde
Alessandra.
Nel primo scambio di
battute il punto esclamativo è necessario
per far capire il tono di Carlo. Nella
risposta non c’è, per segnalare che il
“grazie” non è pronunciato ad alta
voce.
Nel secondo esempio il punto esclamativo
manca nella frase di Carlo: basta “esclama”
per far capire il tono. Ma la risposta di
Alessandra è appassionata e il punto
esclamativo lo fa capire subito.
Il punto interrogativo va
usato sempre – sottolineo, sempre –
nelle domande dirette. Molti lo dimenticano
e in questo modo il lettore può perdere il
significato della frase. Invece non si usa
nel discorso indiretto, anche quando questo
è una domanda.
Alessandra si chiede:
«Carlo mi tradisce?» Quali sospetti
si agitano nella mente di Alessandra?
Alessandra si chiede se Carlo la tradisce.
Non sa definire i sospetti che si agitano
nella sua mente.
Dopo il punto esclamativo
e il punto interrogativo si mette la lettera
maiuscola; fanno eccezione i rari casi in
cui il segno è all’interno di un periodo.
Per esempio:
Carlo sostiene, sarà
vero? di non aver mai tradito
Alessandra.
Molti scrivono sarà
vero?, aggiungendo una virgola
dopo il punto interrogativo, per chiudere l’inciso.
È inutile, perché basta un segno per
staccare le parole. E anche orrendo a
vedersi.
A questo punto abbiamo
visto le regole essenziali per l’uso
corretto ed efficace della punteggiatura.
Nella prossima puntata parleremo degli altri
segni tipografici, come le virgolette, le
parentesi e i trattini.
Buona scrittura a tutti.
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