Tra i segni che aiutano la lettura – e
quindi sono importanti nella scrittura –
ci sono le lettere in carattere maiuscolo.
La successione di maiuscole e minuscole
serve a orientare il lettore, a fagli capire
che cosa sta leggendo. Per questo è
necessario usare con cognizione di causa le
une e le altre.
Il testo scritto in minuscolo è più
leggibile perché le differenze tra le
lettere sono più marcate. Ci sono i
caratteri con tratti ascendenti (f, t,
l…) o discendenti (p, g,
q…), che aiutano a distinguere il
segno a colpo d’occhio. Poi contano il
disegno e la larghezza: è impossibile,
anche scorrendo distrattamente un testo,
confondere una a con una r o
una i con una m.
Invece le maiuscole sono tutte della
stessa altezza e non ci sono i tratti
ascendenti e discendenti. UNA O PIÙ PAROLE SCRITTE
IN TUTTE MAIUSCOLE SONO MENO FACILI DA
LEGGERE. Inoltre danno al testo
un tono "urlato". Solo per questo,
in casi particolari, una parola o una frase
scritte in tutte lettere maiuscole possono
essere efficaci.
In qualsiasi blocco di testo le lettere
maiuscole attirano l’occhio. Vanno quindi
usate solo quando servono. Un numero
eccessivo di maiuscole può rendere meno
facile la comprensione dello scritto,
perché l’occhio tende a saltare dall’una
all’altra.
Le regole dell’ortografia italiana
prevedono l’uso obbligatorio delle
maiuscole in pochi casi, a differenza dell’inglese
e soprattutto del tedesco (che impone la
maiuscola per tutti i sostantivi). In
italiano l’iniziale maiuscola è
obbligatoria:
- all’inizio di un periodo o di un
discorso diretto (Qui
comincia l’avventura; Carlo
dice «Non ti capisco»;
- per i nomi propri di persone o luoghi (Carlo,
Milano, le Alpi);
- Quando un sostantivo è
"personificato" e indica una
carica istituzionale (il Papa,
ma papa Francesco).
Ci sono casi in cui la stessa parola può
avere l’iniziale maiuscola o minuscola, a
seconda del contesto. Infatti scriviamo la
Terra gira intorno al Sole e
la Luna gira intorno alla Terra.
Ma, al contrario, il sole di
luglio ha riscaldato la terra e ora
la notte è rischiarata della luna
piena. Nel primo caso sole e terra
sono nomi propri, nel secondo sono nomi
comuni.
Ancora: il decreto del Presidente
della Repubblica, ma l’Italia
è una repubblica e il suo presidente
è eletto dal Parlamento.
Da evitare assolutamente, in un libro, la
"maiuscola di rispetto": Egregio
Dottore,
Le
scrivo per attirare la Sua attenzione…
Lasciamo questi salamelecchi alla brutta
prosa delle missive commerciali e
avvocatesche, a meno che non vogliamo fare
la caricatura del tono cerimonioso di un
discorso.
In alcuni casi l'uso
"improprio" della maiuscola è
utile per attribuire un particolare rilievo
a una parola (vedi il titolo di questa
puntata). Un altro esempio: la
legge è uguale per tutti, ma: In
nome della Legge! In questo caso
la maiuscola sottolinea l'enfasi data dal
punto esclamativo.
Ci sono casi in cui il dubbio resta, in
particolare quando siamo alle prese con
sigle e acronimi. Le norme di unificazione
(UNI) prescrivono che le sigle siano scritte
in tutte lettere maiuscole e senza punti (CGIL,
non C.G.I.L.).
Molti manuali di redazione impongono invece
la sola iniziale maiuscola (Cgil), ma in
questo modo a volte sfugge il fatto che si
tratta appunto di una sigla e l’attenzione
si arresta su una parola a prima vista
incomprensibile. Le grammatiche in genere
lasciano la scelta tra le due soluzioni.
Nessuna incertezza, invece, quando una
sigla diventa un nome: la Fiat
non è più la Fabbrica Italiana
Automobili Torino e Rai
non significa più Radio Audizioni
Italiane. Sono diventati nomi propri a
tutti gli effetti e come tali vanni scritti.
A proposito, un’altra regola comune
vuole che, nelle sequenze di parole che
richiederebbero tutte la maiuscola, questa
venga messa solo sulla prima: i Ministri,
il Consiglio dei ministri,
il Presidente del consiglio
dei ministri.
In ogni caso, il senso della misura e un
sguardo al testo nel suo insieme
suggeriscono sempre la soluzione migliore.
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