Farsi leggere non è facile. Chi
scrive deve usare una serie di accorgimenti
– in qualche caso veri e propri
"trucchi" – che aiutino il
lettore a non perdere il filo del discorso e
tengano desta l’attenzione. Nelle puntate
precedenti abbiamo visto come l’ortografia
(accenti, punteggiatura, lettere maiuscole)
aiuta l’occhio a percepire più facilmente
il significato delle parole e delle frasi.
Ma l’ortografia non basta, servono altri
strumenti. Punto e a capo.
Ecco, il "punto e a capo" è un
modo per segnare la fine di una parte del
discorso e l’inizio di un’altra. Intanto
chi legge può prendere fiato e intuire,
spesso senza rendersene conto, di un
cambiamento nella narrazione.
Ora guardiamo il "blocco di
testo" precedente. E' volutamente
lungo, più della media di queste pagine,
per mostrare come sia più faticoso da
leggere di questo.Spesso il
"punto e a capo" è seguito da una
riga vuota. Come quella che segue,
per indicare che l’introduzione di questo
capitolo è finita.
Le righe bianche che dividono i blocchi di testo servono anche a disegnare
una struttura della pagina che serva da
guida per l’occhio. In un’interminabile
sequenza di righe stampate tutte uguali,
senza interruzioni, il lettore corre il
rischio di perdere il segno (e chi scrive
rischia di
perdere il lettore).
Una singola riga isolata assume un
rilievo particolare.
Costruire un testo narrativo è come
costruire una casa. Occorrono i mattoni (le
parole), la calce e il cemento
(punteggiatura e altri segni), oltre ad
altri materiali, come il legno, il vetro, il
ferro. Con questi "pezzi" si
montano le varie parti che disegnano la
struttura completa, fatta di piani e di
parti sporgenti o rientranti. Insomma, la
"forma" della casa.
Nello stesso modo si costruisce un testo.
Le diverse parti da montare sono i periodi,
i capoversi e i paragrafi. Il
tutto viene suddiviso in capitoli,
ciascuno dei quali ha un titolo.
I periodi, come abbiamo visto
nelle puntate precedenti, iniziano con una
maiuscola e si concludono con un punto
fermo (in qualche caso con un punto e
virgola o due punti).
I capoversi si concludono con il punto
e a capo.
I paragrafi sono seguiti da una riga
vuota (oltre che con il punto
e a capo), o almeno da uno spazio verticale
maggiore di quello che separa le singole
righe (detto interlinea).
Questa distinzione è importante, anche
perché Word e altri programmi di
videoscrittura chiamano
"paragrafo" tutto quello che
finisce con il punto e a capo, anche se di
fatto non si tratta di paragrafi, ma di
capoversi.
Dunque nella scrittura narrativa la
suddivisione in periodi, capoversi e
paragrafi è indispensabile per attribuire
al testo un ritmo, un respiro. Dove il
respiro deve essere quello di chi legge: l’abilità
dello scrittore è anche nel suggerire al
lettore i momenti in cui "prendere
fiato". Quasi letteralmente.
Ma, attenzione: bisogna evitare troppi a
capo, troppe righe bianche, che spezzano
il discorso e frammentano la lettura.
Insomma, le pagine non devono avere il fiato
corto.
Buona scrittura a tutti.
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