Tutti d'accordo: Giovanna Milella presidente e Giulia Cogoli direttore della
manifestazione sono un'ottima scelta. Ma un compito difficile aspetta le due
signore: accompagnare l'evoluzione "crossmediale" del libro.
Lo so, l'aggettivo "cross-mediale" è orrendo, con o senza
trattino. Ma per il momento non ce n'è uno migliore per indicare il cambiamento
che si verifica nel nostro tempo in tutti i mezzi di comunicazione : l'incrocio,
l'ibridazione, la con-fusione (col trattino, e anche senza).
E' il prodotto della digitalizzazione delle informazioni, che riduce ogni contenuto
a uno "stato liquido". In questo modo può prendere la
forma di qualsiasi contenitore.
Così la televisione si vede anche sul PC e sul tablet, via internet.
L'apparecchio televisivo - purché "furbo" (smart) - ci porta anche
il web e diventa anche social. Il giornale ci arriva anche via web
e anche sul telefonino. E il telefonino - sempre "furbo" - ci
porta tutto (in parte anche la televisione) e persino i libri.
Già, i libri. I tradizionali pacchi di fogli di carta legati non
sono più l'unico dispositivo per la lettura. I libri, che oggi sono in formato
digitale prima di essere stampati sulla carta, si possono leggere sull'apposito
apparecchio, l'ebook reader. Ma anche sul PC, sul tablet, volendo anche
sul televisore.
Ma la forma liquida non è utile solo per leggere su diversi dispositivi. E'
utile per acquistare i libri, in pochi secondi, senza doversi recare in una
libreria. Per leggerli
"a noleggio" con una spesa insignificante. Per conservarli senza occupare
uno spazio fisico, su apparecchi personali che servono anche ad altri scopi. O
su una "nuvola" (cloud), restando nella disponibilità dei rispettivi
proprietari. Il che li rende di fatto imperdibili e indistruttibili.
Tutto questo determina grandi cambiamenti nell'ecosistema del libro, nella
lettura e nello studio, nella scrittura e nella filiera editoriale.
Ma il Salone
del libro, soprattutto come si è presentato nell'ultima edizione, sembra
ignorare questa realtà. Resta ancorato all'idea del libro come oggetto di carta
stampata e rinuncia quindi, a priori, a seguirne l'evoluzione (vedi Torino, Salone del libro 2015. Verso
la fine della crisi?).
C'è da considerare un punto essenziale: nel momento in cui il libro si apre
su un dispositivo elettronico, non è più "il libro" che conosciamo
da tempi di Aldo Manuzio. E' un contenuto digitale che si mescola con altri
contenuti digitali - musica, giornali... - ed entra in concorrenza con una
miriade di app. Così muta anche il rapporto tra il lettore e il libro.
E' un processo inarrestabile. Pensiamo a come è cambiato il modo di
ascoltare la musica dai tempi dei dischi in vinile, e anche dei CD. In pochi
anni. Con le tecnologie elettroniche il nastro magnetico è scomparso
dalla produzione del video e la pellicola è scomparsa dalla distribuzione
cinematografica (vedi Il futuro dei volumi di carta è
fatto anche di bit).
Persino i faldoni della pubblica amministrazione e dei tribunali sono
gradualmente "dematerializzati" e sostituiti da documenti elettronici..
Il libro segue un'evoluzione simile. Il caro vecchio parallelepipedo di carta
non sparirà tanto presto. Forse non sparirà mai. Ma è inevitabile che il
formato elettronico si affermi, in tempi non tanto lunghi, come formato di
elezione, almeno per l'editoria che possiamo chiamare "di consumo". E formato
elettronico significa anche "crossmediale".
Con questo aggettivo deve misurarsi ogni riflessione e ogni manifestazione
che voglia accompagnare - e, se possibile, precedere - l'evoluzione del libro. A
partire dal più importante evento italiano, il Salone torinese, che ogni anno
dovrebbe fare il punto sul mondo dell'editoria. Un mondo che cambia, anche se
qualcuno non se ne accorge.
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