Le debolezze dei nuovi
supporti di lettura possono essere lo stimolo per scrivere in
modo nuovo. Più che l'impaginazione, conta sapere che cosa
scrivere, prima di scrivere. Come diceva un grande esperto.
La scrittura, come sanno gli editor, è una funzione del supporto su cui
il testo deve essere visualizzato. Così, un testo scritto "di getto",
senza pensare a impaginazione, formato del libro, manuale di redazione,
una volta "passato" al setaccio del redattore può cambiare anche
profondamente forma e sostanza.
Un buon libro si caratterizza, ovviamente, per la qualità di stile e
contenuti. Ma anche il modo in cui questi sono resi fruibili è
fondamentale per il successo dell'opera.
Spesso non ci si fa caso, ma ci sono dei libri che durante la lettura
provocano una inspiegabile irritazione. Pensandoci un attimo si scopre,
per esempio, che il carattere del testo è un bastone, le parole a fine
riga vanno a capo, l'uso dello "a capo" è incoerente rispetto al
contenuto dei paragrafi, colore e qualità della carta affaticano la lettura.
Le necessità del lettore non sono diverse nel caso degli e-book. Se, da
un lato, è molto difficile se non impossibile applicare criteri omogenei
di impaginazione, è anche vero che scrivere "in e-book" consente di
"pensare" ai libri in modo diverso.
Si può scrivere un numero contenuto di pagine, perché non c'è bisogno di
raggiungere la massa critica al di sotto della quale il tipografo non
stampa.
Si può scrivere un libro che si concentra sullo sviluppo di un
ragionamento, senza spezzare la lettura con citazioni, note e
quant'altro, che in un libro di carta sono indispensabili, ma inutili in
e-book memorizzato su un reader collegato in rete e che consente quindi
l'accesso alle note online.
Si può scrivere con maggiore libertà, non dovendo preoccuparsi di
vedove, orfani e codini.
In sintesi, è possibile sfruttare le debolezze dei reader per
sperimentare nuovi modi di scrittura, un po' come accadde ai tempi dei
primi siti web in html statico (non troppo diversi da un e-book,
peraltro), quando il mezzo tecnologico impose di ripensare il modo di
scrivere su quel particolare supporto (ma, ancora oggi, non sembra che la
lezione sia stata ben compresa).
L'unica cosa che rimane fissa ed immutabile rispetto al variare dei
supporti di lettura e dei criteri di impaginazione è saper dire -
scrivere - bene le cose che si hanno in mente.
E allora, come scriveva il più grande esperto di e-book, rem tene, verba
sequentur.
A proposito, qualcuno sa quale computer usava Cicerone?
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