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Nessun vantaggio per i lettori, la differenza la intascano gli editori

L'IVA al 4 per cento non serve a promuovere l'ebook

In primo piano - 7 gennaio 2015
Non ho cantato inni di vittoria. Quando è passata la legge non ho ripetuto la notizia che era su tutta l'internet italiana. Prima volevo verificare se il prezzo degli ebook sarebbe sceso dal 1. gennaio. Non è calato neanche di un centesimo.

In sostanza, e come era facile prevedere, la gloriosa campagna "Un libro è un libro", promossa dagli editori italiani e sostenuta dal ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, ha avuto un solo risultato: far intascare agli editori una cifra che supera i 7,2 milioni di euro, per l'anno appena incominciato .

Attenzione: 7,2 milioni di euro sono il minore introito per l'erario stimato dal Governo in seguito alla diminuzione dell'imposta dal 22 a 4 per cento, calcolato sulle vendite del 2013. Ma il mercato di libri in formato elettronico è sempre in crescita e quindi il maggior guadagno che gli editori registreranno nel 2015 sarà ben più alto, come vedremo tra poco.

Chi paga? Noi cittadini-lettori, naturalmente, perché la "perdita" per le casse dello Stato è compensata da tagli vari della spesa pubblica. E sono sempre soldi nostri.
Intendiamoci: l'equiparazione dell'IVA "agevolata" su tutto ciò che può essere considerato "libro" è una misura di buon senso, con buona pace degli eurocrati che non sanno distinguere un libro da un tostapane o da un biglietto aereo.

Ma è difficile nascondere la delusione, se pensiamo che la campagna  è stata condotta dagli editori con notevoli mezzi e grande abilità di comunicazione, all'insegna della promozione della lettura, della conoscenza e della diffusione della cultura. Invece si risolve in un passaggio di milioni di euro dalle tasche dei lettori a quelle degli editori.
Editori che non se la passano bene, lo sappiamo, e che da questa operazione trarranno una "boccata d'ossigeno" che non cambierà la situazione.

Al mercato editoriale italiano serve molto più di una boccata di ossigeno. I numeri del rapporto AIE dello scorso ottobre (qui la sintesi) sono quelli di un tracollo. Si legge:

Nel 2013 si restringe del 6,1% il bacino dei lettori, si ridimensiona il mercato (-4,7%), si registra un andamento negativo – per la prima volta – nel numero di titoli pubblicati (-4,1%); diminuiscono le copie vendute (-2,3%) e parallelamente calano i prezzi di copertina, sia dei libri di carta (-5,1%) che degli ebook (-20,8%, al netto dell’Iva).

Però c'è qualcosa che cresce: gli ebook. E sono numeri interessanti:

Se da una parte si conferma la tendenza a ridurre la produzione di titoli, dall’altra risulta evidente la crescita di titoli in formato ebook: +86,9% nel confronto tra gennaio-maggio di quest’anno e il corrispondente periodo 2013. Cresce anche la quota di mercato degli ebook sul mercato complessivo del libro: tra i gruppi editoriali maggiori la quota che ne deriva si colloca ormai tra il 5% e il 7% (stima sul semestre 2014 – solo per i grandi gruppi).

Questi sono numeri di cui bisogna rallegrarsi? In parte sì, perché una crescita in questa misura è senza dubbio un fatto positivo. Ma forse potrebbe essere ancora più alta, se i prezzi degli ebook - in particolare quelli dei grandi gruppi - non fossero così elevati. Troppo vicini a quelli delle edizioni su carta, mentre i costi di produzione sono molto, molto più bassi.

Gli ebook potrebbe dare una mano a risollevare i risicati bilanci degli editori, se fossero venduti a prezzi che il pubblico - in particolare quello dei giovani - è disposto a pagare (vedi L'ebook deve costare come un libro o come un'app?).

Ma fino a quando gli editori non penseranno ai libri come prodotti "liquidi", alle edizioni elettroniche come canale da curare come quello tradizionale e agli ebook come promozione della lettura, saremo sempre qui a strapparci i capelli per i numeri in rosso e per le occasioni perdute, come il mancato adeguamento dei prezzi di copertina alla riduzione delle imposte.

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