LA BABELE DELLE BIBLIOTECHE
(Ebook e problemi dell'editoria
digitale)
Pavia, Collegio Ghislieri, 21 novembre
2013
“Ebook e problemi dell’editoria
digitale”, recita il sottotitolo di questo convegno. Ma
siamo sicuri di sapere che cos’è un ebook?
Per qualcuno è un pezzo di plastica
che svilisce l’idea stessa di “libro”. Invece l’ebook
reader è solo uno degli attrezzi per leggere che la
tecnologia ci mette a disposizione. Il libro in formato
elettronico non è l’apparecchio per leggerlo, ma quello
che oggi definiamo un “contenuto”, che può assumere
forme diverse a seconda del “contenitore” che usiamo
di volta in volta (e per questo si parla di “contenuti
liquidi”).
D’altra parte è indiscutibile che un
capolavoro letterario – o un libro di bassa qualità –
restano tali sia quando sono finemente stampati in un
prezioso volume rilegato in pelle sia quando si presentano
in una modesta edizione tascabile. Sotto questo punto di
vista La Divina Commedia in formato economico non
è meno importante di un’antica edizione in-folio
con le incisioni di Gustave Doré.
Il problema è capire che cosa vuol
dire oggi leggere (o pubblicare) un ebook e quali siano le
prospettive di sviluppo della nuova forma editoriale. Per
questo può essere utile il confronto con un altro mezzo
di riproduzione, che ha subito un’evoluzione simile,
anche se più veloce: il disco audio.
Qualcuno di noi ha ascoltato nella sua
infanzia i “78 giri”: pochi minuti di musica di
qualità scadente, una rapida usura, un’impressionante
fragilità. Poi arrivarono i dischi di vinile a 33 e 45
giri: infrangibili, più capienti, con una riproduzione
molto più fedele. Ma sempre soggetti a un veloce
deterioramento. Il piccolo “45 giri” introdusse una
novità importante: la portabilità. I “mangiadischi”
degli anni ’60 del secolo scorso cambiarono il modo di
ascoltare la musica.
Una rivoluzione si verificò negli anni
’70 con la diffusione della musicassetta, il primo
apparecchio che consentiva l’ascolto “in mobilità”,
come diciamo oggi. E che permetteva di copiare la musica
con apparecchi di uso domestico. La qualità era spesso
scadente, ma c’erano anche dispositivi ad alta fedeltà.
Tutto questo avveniva in un contesto
tecnologico che è definitivamente tramontato, quello
della riproduzione “analogica”.
Negli anni ’80 iniziò la rivoluzione
digitale. Comparvero i CD, i dischi “compatti” con le
informazioni registrate sotto forma di bit. Praticamente
indistruttibili, con una altissima fedeltà della
riproduzione, hanno cambiato il mercato della musica
riprodotta. I dischi in vinile (questo dato è
interessante quando si parla di ebook) non sono scomparsi,
ma costituiscono una “riserva indiana” frequentata da
pochi appassionati.
Ma ora ci troviamo di fronte a una
situazione del tutto nuova: anche il CD è sul viale del
tramonto. E’ arrivato il formato MP3, che rende la
musica “trasportabile” a distanza in poco tempo. La
nuova frontiera è costituita da prodotti musicali che non
sono registrati su supporti materiali, ma sono puri “contenuti”
che possono essere “scaricati” dall’internet e
conservati su supporti personali. O anche ascoltati in streaming,
cioè mentre vengono trasmessi.
Il video ha subito un’evoluzione
simile, con le differenze dovute alla maggiore
complessità tecnica e alla maggiore quantità di dati da
immagazzinare o da acquisire dalla Rete.
I giornali non sono da meno: un
pubblico sempre più numeroso trova inutile andare all’edicola
e comperare un mucchio di carta con le notizie di ieri, le
stesse che sono state già lette, viste e sentite molte
ore prima “in tempo reale”, attraverso il computer, il
tablet o il telefonino.
In questo contesto anche il libro fa la
sua parte: si digitalizza, si dematerializza, si acquista
in Rete. Si legge sul computer, sul tablet, sul telefonino
sempre più smart. Soprattutto è comodo da
conservare e leggere su un apparecchietto fatto apposta, l’ebook
reader, che per di più costa poco. Non è difficile
prevedere che anche per i libri si diffonderà presto la
lettura in streaming, con il testo che non è
memorizzato sull’apparecchio, ma arriva da una “nuvola”
a mano a mano che procede la lettura.
Qualcuno potrebbe osservare che il
libro in formato digitale arriva in ritardo, considerando
che le parole sono molto più “leggere” da trattare e
da trasmettere rispetto ai suoni e alle immagini. Infatti
i primi esperimenti di libri in formato digitale risalgono
all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso. Se l’ebook
si diffonde solo ora è perché solo da pochi anni è
stata messa a punto una tecnologia che ci permette di
leggere su uno schermo elettronico come leggiamo sulla
carta.
Anzi, “meglio” di come leggiamo
sulla carta. Perché possiamo decidere noi la grandezza
del carattere (e spesso anche il tipo e l’interlinea).
Perché possiamo portare in tasca una grande quantità di
libri – in questo momento io ne ho più di cento – e
possiamo leggere lo stesso libro su apparecchi diversi,
ritrovando sempre automaticamente il punto in cui ci
eravamo fermati. Perché con l’ebook abbiamo anche la
possibilità di cercare e trovare in pochi secondi parole
o frasi tra migliaia di pagine.
Certo, i problemi non mancano. Siamo
ancora in una fase iniziale, i titoli sono ancora pochi e
soprattutto sono relativamente poche le persone che
leggono ebook. La prima conseguenza è che un libro
pubblicato solo in formato elettronico non ha la
possibilità di raggiungere i milioni di lettori legati
alla carta stampata.
Un altro aspetto nuovo, che apre
prospettive interessanti, è il self-publishing, la
pubblicazione diretta da parte dell’autore, a costi
vicini allo zero. Oggi l’effetto è una quantità
smisurata di libri autopubblicati, con una qualità media
del contenuto e della forma editoriale che fa cadere le
braccia. Ma questa è una nuova sfida: come far emergere
dal mare magnum dell’editoria spontanea le opere
di valore e gli autori che scriveranno i best-seller
di domani.
Per questo gli editori tradizionali
dovranno inventarsi forme diverse di scouting, di
ricerca dei nuovi autori. E anche nuove catene di
produzione, di promozione e di vendita. E’ una questione
di sopravvivenza. Ricordo che quarant’anni fa scuotevo
la testa, molto scettico, di fronte alle prime proposte di
fotografia elettronica. La morte della pellicola mi pareva
impensabile. Avrei riso se qualcuno che mi avesse detto
che un giorno la Kodak sarebbe fallita. E invece…
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