Sistemi di assemblaggio
automatico di e-book, autopubblicazione, vendita online senza
alcuna selezione, grazie agli aggregatori. Si apre una nuova
sfida per editori e librai che sanno fare il loro mestiere.
Sembra
che l'utilizzo di software per l'aggregazione automatica di contenuti
rischi di provocare l'invasione dei negozi online di
e-junk-book, gli
e-book spazzatura assemblati automaticamente in massa e "sparati" sulle
piattaforme di vendita, rendendo così la vita difficile al povero
disorientato lettore, perso in un deserto di titoli inutili.
Ma se la piattaforma di vendita fosse quella di un editore (o di un
distributore con un serio controllo di qualità sulle opere che mette in
circolazione) il problema sarebbe risolto alla base: la spazzatura
elettronica, come quella di carta, finirebbe direttamente nel cestino.
Il punto è che pure nel mondo degli e-book si sta supinamente accettando
il principio di far fare un lavoro a chi non lo sa fare. Editore e libraio sono due lavori serissimi e difficili,
che non possono essere sostituiti da un carrello per l'e-commerce e un sistema di
autopubblicazione di contenuti.
Avere una piattaforma di vendita online per la vendita di depilatori,
mobili da giardino e access point non implica necessariamente potere o
saper vendere libri. Mentre nascere come venditore di libri consente di
vendere meglio anche prodotti più "freddi". La ragione è chiara: per vendere libri non basta avere il prodotto e
fissare il prezzo. C'è bisogno di cultura, competenza e sensibilità per
orientare il lettore, suggerire alternative, ricevere suggerimenti e
critiche.
E non a caso Amazon, partita dai libri, ha applicato lo stesso
modello al resto degli oggetti che mette in vendita tramite la sua
piattaforma.
In sintesi: gli e-book hanno molti problemi, ma non certo quello dello
"spam" o meglio degli e-junk-book. Almeno fino a quando ci saranno
editori e librai (online) che continueranno a fare con impegno e
passione il loro lavoro.
Se proprio di rischi vogliamo parlare, allora un rischio concreto è che,
grazie alla stupidità di chi pensa che gli eBook possano essere venduti
online come un qualsiasi altro oggetto, gli editori smettano di fare il
loro lavoro di cercatori di talenti, trasformandosi in riciclatori di
monnezza.
E allora, un business collaterale potrebbe essere quello di mettere su
un termovalorizzatore digitale. Non solo non inquina, ma servirebbe a
mantenere pulita la biblioteca.
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