Si
apre oggi a Monza l'UNESCO World Forum on Culture and the
Cultural Industries. Si parla di diritti d'autore, di giornali
on line e anche di e-book. Che significa un interesse così
forte della grande organizzazione culturale?
Sono a Monza, per seguire alcuni eventi di una
manifestazione che potrebbe avere effetti significativi
sugli sviluppi dell'editoria elettronica e sul futuro del
libro. Quello di carta e quello di bit.
Al Forum
2011 dell'UNESCO partecipano autori, editori,
intellettuali di ogni parte del mondo. Ci sono, fra gli
altri, nomi come quello dello scrittore cileno Antonio
Skármeta, del direttore della Fiera del Libro di
Francoforte Jürgen Boos, del direttore della Harvard
University Library Robert Darnton, del presidente della
Bibliothèque Nationale de France Bruno Racine, del
presidente dell’Associazione degli editori egiziani
Ibrahim El-Moallem, di Milagros del Corral, già
direttrice della Biblioteca Nacional de España.
Questo spiegamento di cervelli mobilitato dalla più
grande organizzazione culturale del mondo significa che
l'editoria elettronica si pone come strumento essenziale
per la diffusione della conoscenza nel prossimo futuro.
L'e-book, questo spesso bistrattato insieme di bit, si
propone come il domani della lettura (senza però
spodestare il libro di carta). Il modesto e ancora poco
evoluto arnese che serve a leggerlo può diventare un
oggetto di uso comune, come il telefonino.
Ma perché tanto interesse? In fondo i libri in formato
elettronico esistono da anni, la digitalizzazione delle
opere esistenti procede a ritmo serrato e i titoli
disponibili non si contano più. Ma ora ci deve essere
qualcosa di nuovo, se un distributore come Amazon
annuncia che la vendita di e-book ha superato quella dei
libri di carta (e si deve ricordare che la libreria di Amazon
è nata e si è sviluppata con i libri tradizionali).
La novità è appunto il modesto arnese chiamato e-book
reader. Modesto sotto molti punti di vista: nell'aspetto,
nel prezzo e nelle prestazioni. Ma presenta alcune
caratteristiche molto importanti. La prima è che "si
legge come un libro" e non come un computer. Del
computer non ha neanche l'aspetto e si usa in modo molto
più semplice e intuitivo. Questo lo rende attraente anche
per le persone che non vanno molto d'accordo con le
tecnologie e sono, o credono di essere, incapaci di usare apparecchi hi-tech.
Un altro fattore determinante è il prezzo. Già oggi
un reader costa molto meno di un tablet o di un telefonino
"evoluto". E costerà sempre meno: i prezzi sono
probabilmente destinati a dimezzarsi nel giro di uno o due
anni.
Ma anche il prezzo dei libri elettronici è (o sarà...)
significativamente più basso di quello dei libri di
carta. Senza considerare l'altissimo e crescente numero di
opere che possono essere scaricate gratis: non era mai
successo che chiunque potesse costruirsi una grande
biblioteca di classici a costo zero.
Certo, i problemi non mancano. Da quello dei diritti
d'autore a quello delle incompatibilità tra i dispositivi
di lettura e i sistemi di protezione (vedi Il lettore
amputato
nel giardino chiuso). Per non parlare della necessità di
rivedere tutta la filiera produttiva, dalla scrittura
all'edizione e alla distribuzione.
Di tutto questo si dovrebbe parlare nei prossimi tre
giorni a Monza.
Ve ne riferirò al più presto.
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